lunedì 29 ottobre 2012

Analisi Mercati: Economia Rimane Sotto Pressione.


Anche se negli ultimi tre quattro mesi, qualche spiraglio di luce si è intravisto che ha portato beneficio ai listini borsistici internazionali, le problematiche che pervadono l'Eurozona e l'economia finanziaria internazionale, rimangono molto lontani dalla soluzione di breve termine.
Ma non ci sono solo i problemi a livello europeo a preoccupare gli investitori ma anche il rallentamento non sottovalutabile della Cina, Infatti come si legge da un o studio condotto da Raiffeisen, a settembre, i mercati azionari dei paesi emergenti hanno fatto segnalare fondamentalmente forti aumenti dei corsi.

Nei prossimi mesi saranno possibili ulteriori incrementi e di fronte alle recenti dichiarazioni delle grandi banche centrali sono diventati ancora più probabili che non durante l'estate. Soprattutto le dichiarazioni del presidente della BCE Draghi, di voler fare tutto il possibile per salvare l'euro e la zona euro, hanno messo le ali ai mercati.

Ciononostante la crisi del debito in Europa non è ancora risolta, anche se i rischi di un collasso dell'unione monetaria o di una bancarotta statale di uno dei grandi paesi dell'euro (Italia, Spagna) sono stati per il momento scongiurati. La Corte costituzionale federale tedesca in una sentenza preliminare ha confermato l'accordo ESM come compatibile con la costituzione tedesca e ha così eliminato un ulteriore fattore d'insicurezza.

Il rally dei corsi è stato ulteriormente rafforzato dalla banca centrale americana. Il capo della FED Bernanke ha annunciato altri massicci programmi di acquisto di bond (QE3). Da subito, la banca centrale americana immetterà nell'economia all'incirca 40 mld di dollari USA ogni mese e questo praticamente a tempo indeterminato.

Ufficialmente, questo avverrà fino a quando il mercato non si sarà ripreso in modo considerevole e duraturo. In vista delle imminenti elezioni, quest'obiettivo dovrebbe essere ben accolto dalla gente e di conseguenza, il fatto di stampare sempre più in fretta moneta dovrebbe trovare solo una limitata opposizione negli USA. È da mettere in dubbio, però, se il mercato del lavoro rappresenti veramente l'obiettivo della FED e se, in generale, questo possa essere rilanciato con simili misure.

Alla fin fine, la banca centrale americana tenta di giocare quasi tutte le carte possibili ancora a sua disposizione. Questo sta piuttosto a significare che al suo interno interpreti come molto più seri i rischi imminenti per la congiuntura USA, più di quanto non lo mostri all'esterno. Evidentemente, si vuole evitare ad ogni costo e sin dal principio un andamento simile al Giappone - dove gli ultimi 20 anni hanno dimostrato quanto sia difficile fermare la spirale deflazionistica una volta avviata.




Carlo Vallotto
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